
Chi siamo
Firenze, 5 agosto 2018
L’Osservatorio Misure di Prevenzione è un’organizzazione impegnata nella tutela delle libertà della Persona e del diritto di proprietà. Per il raggiungimento dei suoi scopi, si avvale dell’apporto di professionisti, magistrati, docenti, ricercatori, studiosi e appassionati di diritto. Al centro dell’indagine, la materia delle misure di prevenzione personali e patrimoniali che, nell’ordinamento italiano, assume connotati singolari e preoccupanti.
Nasce in seno alla Fondazione Giuseppe Gulotta, voluta da Giuseppe Gulotta, vittima esemplare di quello che è stato definito un “orrore giudiziario” a causa del quale ha trascorso 22 anni in carcere da innocente, e dai suoi difensori. La Fondazione è dedicata alla tutela delle vittime del sistema giustizia, alveo nel quale certamente possiamo collocare i destinatari di misure di prevenzione che, spesso del tutto estranei ai fatti contestati, quindi innocenti, subiscono una ingiusta compressione dei loro diritti e delle loro libertà.
L’Osservatorio è stato ispirato dall’esperienza professionale dell’avvocato Baldassare Lauria, maturata nell’ambito delle misure di prevenzione ed in particolar modo nel caso Labita Benedetto, primo caso di revisione europea che ha visto le Autorità Italiane revocare con effetti ex tunc la misura di prevenzione personale e patrimoniale, a seguito della sentenza della CEDU nei confronti della Repubblica Italiana.
Le misure di prevenzione, dette anche “misure di polizia”, consistono in provvedimenti sanzionatori diretti ad evitare la commissione di reati da parte di soggetti considerati socialmente pericolosi, anche quando questi non sono ancora stati raggiunti da sentenze di condanna ed a prescindere da esse e possono essere adottate in base a meri indizi o sospetti.
La difesa di soggetti sottoposti a misure di prevenzione fa emergere una serie di vulnera del diritto di prevenzione che, nella prospettiva della piena realizzazione dello stato di diritto, non dovrebbero lasciare indifferenti il legislatore e la società civile.
Gli avvocati, nel lavoro di tutti i giorni, si trovano a fare i conti con quella che sembra essere una “presunzione di colpevolezza” che non dovrebbe avere spazio in un sistema di diritto di stampo liberale di una civiltà avanzata.
La “coperta della prevenzione” presuppone, infatti, una fisiologica compressione delle garanzie costituzionali – consentite dal legislatore in ragione di più importanti esigenze di carattere pubblicistico – quali ad esempio la tutela della proprietà, l’inviolabilità del domicilio, la libertà personale, il principio di uguaglianza e finanche il diritto alla difesa.
La ferita giuridica ai diritti del “proposto” – così si chiamano in gergo tecnico gli individui raggiunti da misure – si fa ancor più sanguinante quando la giustizia fa il suo corso e il processo si chiude con una sentenza di assoluzione che nulla muta però circa il giudizio di pericolosità, appunto disancorato dal procedimento principale e “sufficiente” all’applicazione della misura.
La confisca in assenza di condanna, peraltro, è solo una delle tante storture del sistema di prevenzione. Una valutazione a parte, non meno importante, meritano le vicende relative alla gestione dei beni confiscati, alle dinamiche restitutorie lente e gravose, alla scarsa trasparenza ancora una volta giustificata da esigenze di prevenzione spesso aleatorie e infondate. La cronaca giudiziaria conferma il trend.
Dinanzi ai molteplici aspetti evidenziati, l’ordinamento è certamente impreparato, i tecnici hanno pochi strumenti, il cittadino è inerme. La revocazione della confisca, ad esempio, come esclusivo strumento processuale di reazione all’errore giudiziario, non è abbastanza. In particolare, una confisca in assenza di condanna, trasforma la misura da preventiva ad ingiustamente afflittiva. Essa diviene quindi una “pena del sospetto” e non la sanzione per il reato. A tal proposito la Corte EDU si è più volte pronunciata in tal senso, benché non sembri automatico il riconoscimento delle sentenze della stessa all’interno dell’ordinamento italiano, al netto di regole di recepimento che muovono in tutt’altra direzione: è anche questo un nodo ancora da sciogliere.
L’Osservatorio Misure di prevenzione vuole svolgere quindi un’azione di pungolo, vuole abbracciare i quesiti e proporre soluzioni, portando al pettine ogni groviglio della procedura italiana, con l’intento di realizzare una giustizia autenticamente garantista e uno stato di diritto autenticamente giusto.