Caso Cavallotti, richiesta la remissione della causa alla Grande Camera della Cedu: il parere dell’ex Giudice Prof. Paulo Pinto de Albuquerque “condannate l’Italia”

Nell’imminenza storica decisione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, sul ricorso dei fratelli Cavallotti, la difesa ha chiesto che la causa venga rimessa alla Grande Camera, il massimo organo giurisdizionale della Corte. L’Avv. Baldassare Lauria, difensore dei ricorrenti principali, fratelli Cavallotti, spiega che la scelta è stata motivata dall’importanza delle questioni giuridiche sottoposte all’esame dei giudici di Strasburgo, ove è sotto accusa lo stesso sistema normativo italiano, “abbiamo denunciato plurime violazioni delle norme convenzionali, è in discussione la legalità del sistema italiano. Ricordiamo che la confisca di prevenzione, subita dai fratelli Cavallotti, assolti in sede penale perchè il fatto non sussiste, è un istituto unico nel panorama legislativo dei paesi dell’Unione Europea nei quali la confisca è legata all’accertamento penale del reato“.

La difesa ha supportato detta richiesta con l’autorevole parere indipendente dell’ex giudice della CEDU, il Prof. Paulo Pinto de Albuquerque, adesso avvocato e ordinario di materie penali presso l’Università Cattolica di Lisbona.

L’esperto giurista ricostruisce l’evoluzione normativa e giurisprudenziale del sistema italiano di confisca, ribadendo la natura penale della confisca di prevenzione, così contestando la correttezza della recente sentenza GAROFALO v. ITALIA ove, seppure in un caso diverso, la Corte ha affermato la natura recuperatoria della confisca, estranea dunque alla materia penaleLe decisioni giudiziarie che riguardano i fratelli CAVALLOTTI, da una parte estranei alla mafia e dall’altra appartenenti alla stessa hanno mostrato contraddizioni significative e violazioni dei diritti.

• I fratelli Cavallotti sono stati accusati di partecipazione a un’organizzazione mafiosa e di manipolazione di appalti pubblici.
• Dopo un lungo processo, sono stati assolti nel 2001, ma la Corte d’appello ha successivamente ribaltato l’assoluzione.
• La Corte di cassazione ha annullato la condanna, evidenziando gravi errori di valutazione e violazioni dei diritti.

Le procedure di confisca preventiva ha ribaltato la decisione penale che aveva accertato l’insussistenza del supposto patto sinallagmatico tra gli imprenditori siciliani e la consorteria mafiosa, anzi evidenziando lo stato di vessazione cui erano sottoposti gli stessi. La decisione di confisca, così, ha violato il principio della presunzione di innocenza di cui all’art. 6 della Convenzione, finendo per realizzare una espropriazione generale di tutto il patrimonio dei Cavallotti in evidente violazione del principio di sproporzione di cui all’art 1 Prot. 1 addizionale alla Convenzione.

Recentemente, una interrogazione del Gruppo Parlamentare Cinque Stelle alla Camera dei Deputati aveva sollecitato il Governo italiano a “bussare” alla porta dei Giudici di Strasburgo per far capire loro il rischio nel sistema italiano di una eventuale accoglimento del ricorso. L’anomala iniziativa parlamentare aveva fatto gridare allo scandalo la difesa dei Cavallotti tanto da denunciare il tentativo di “interferenza” su una decisione giurisdizionale internazionale.